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E se non lo amassi più? Conoscere il DOC da Relazione

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“chissà se la amo? E’ un dubbio che m’accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l’amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore”

Italo Svevo

 Avere dei dubbi circa il proprio o la propria partner, in determinati momenti della vita di coppia, può essere (è) una cosa del tutto normale, attraversabile e transitoria.Ma quando il dubbio diviene costante, persistente, e causa disagio alla persona può arrivare ad assumere forme “ossessive” (psicopatologicamente parlando).

Il Disturbo Ossessivo è un disturbo caratterizzato da varie tematiche di preoccupazione che spaziano dal timore di fare o farsi del male, al timore di commettere errori catastrofici, sino ai timori di contaminazioni e tanti altri ancora.

Quando questi pensieri riguardano la propria relazione si parla di DOC DA RELAZIONE, un aspetto dello spettro ossessivo che sta acquistando sempre più rilevanza nell’ambito della recente ricerca scientifica sull’argomento. Nel Doc da Relazione ci si trova a chiedersi continuamente se si è certi di amare abbastanza il proprio partner, o se è davvero la persona giusta, mettendo in atto una serie di azioni compulsive finalizzate ad abbassare il livello di distress causato dai propri pensieri intrusivi.

I pensieri ossessivi possono riguardare varie aree “se ho guardato un’altra donna significa che non la amo più?”, “ se questo fosse vero amore non avrei dovuto sentirmi così” “ e se non provo piacere nel vederla stasera?” e altro ancora. Si presentano quindi come pensieri, immagini intrusive che mettono in dubbio il sentimento provato per la persona oppure si focalizzano su presunti difetti di questa. Tra le compulsioni più frequenti vi è il costante monitoraggio e controllo della propria relazione e dei propri sentimenti alla ricerca di rassicurazioni (sia in sua presenza “lo trovo ancora attraente?”, sia in un sua assenza “mi manca abbastanza?”), o il confrontare il proprio partner con altre coppie “perfette” e non. Questo può sfociare in veri e propri comportamenti di evitamento nei confronti del proprio partner o di determinate situazioni che possano scatenare le ossessioni con il timore di poter aver la conferma che le proprie preoccupazioni siano veritiere, mantenendo e perpetuando un circolo disfunzionale di pensieri ossessivi; giocano un ruolo importante anche le aspettative irrealistiche e utopiche rispetto a come dovremmo sentirci e cosa dovremmo sempre sentire per il compagno (che portano a frequenti e costanti paragoni e monitoraggio).

I fattori che mantengono il problema sono simili a quelli che si riscontrano nelle altre tipologie di disturbi ossessivi cioè tutti quei meccanismi che vengono messi in moto per alleviare l’ansia del carico ossessivo (evitamenti, compulsioni, rassicurazioni, tentativo di controllo dei pensieri..) che portano effettivamente ad un ovvio distanziamento della relazione con il proprio partner che viene letto come conferma che la relazione non funziona più. La difficoltà nel tollerare dubbi e incertezze, accompagnata da una modalità di pensiero dicotomico (amore perfetto vs amore finito) e l’eccessivo senso di responsabilità sorreggono questi ingranaggi.

E’ frequente che si possano riscontrare aspetti di demoralizzazione secondaria a seguito di tali problematiche e che pertanto la persona possa riferire un calo dell’umore.

Difficile da individuare, perché le persone tendono a focalizzarsi sugli aspetti relazionali, mentre il problema reale è l’aspetto ossessivo ed è questo a dover essere riconosciuto. L’esordio, poco diverso dall’età media di esordio del DOC, è nella prima età adulta sebbene alcune ricerche riferiscano che un acutizzarsi dei sintomi si verifica spesso nei momenti di presa di impegno (convivere, sposarsi, avere dei figli…)

Si riconoscono due tipologie, quella centrata sulla relazione o quella centrata sul partner.Nella prima forma i dubbi e le preoccupazioni riguardano i sentimenti che la persona prova verso il partner, i sentimenti che il partner prova verso la persona e il valutare se la relazione sia quella giusta o meno (‘Lo/la amo?’, ‘Sto bene con lui/lei?’, ‘Lui/lei mi ama davvero?’, ‘E’ la relazione giusta per me?‘). Nella seconda forma i dubbi ossessivi riguardano invece difetti percepiti nel partner relativamente all’aspetto fisico, alle capacità intellettive, sociali o a caratteristiche di personalità, quali il livello di moralità. L’esperienza clinica e gli studi indicano che queste due forme spesso possono essere entrambe contemporaneamente presenti e alimentarsi a vicenda nel tempo.

Il Doc da relazione, essendo una tipologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo, va trattato con quelle che sono le terapie che garantiscono il maggior successo in questo campo: la psicoterapia cognitivo-comportamentale e il trattamento farmacologico.

La CBT è il trattamento d’elezione per il DOC secondo le ricerche scientifiche sia nelle sua versione classica, con l’implementazione di un protocollo che prevede L’Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP), sia in integrazione con le nuove correnti di “terza generazione” in particolare di Minfulness ed ACT (Acceptance and Commitment Therapy).

Elena Mannelli

 

 

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