Il disturbo da accumulo
Gli ultimi 10 anni hanno visto un fiorire esponenziale di studi sulla Disposofobia (conosciuta in ambito clinico come Hoarding Disorder) fino ad oggi considerata una manifestazione secondaria ad altri disturbi (in particolare il Disturbo Ossessivo Compulsivo o il Disturbo di Personalità Ossessivo Compulsivo). Con la pubblicazione del manuale diagnostico DSM-V, gli viene riconosciuto lo status di disturbo autonomo, con il nome di Disturbo da Accumulo, inserito tra i disturbi “correlati” al DOC.
Caratteristiche del disturbo da accumulo
Il disturbo da accumulo è un modello di comportamento caratterizzato dall’incapacità di eliminare alcunché dai propri spazi vitali (casa, auto, ufficio, ecc.) ed è talvolta accompagnato dall’eccessiva acquisizione di oggetti per il loro carattere di “affare” o “scorta”. Si crea così uno sbilanciamento tra il materiale che “esce” (quasi nulla/nulla) e quello che “entra” perché acquistato o raccolto in giro.
Gli oggetti raccolti possono essere i più disparati e vanno da biglietti, riviste, penne che non funzionano, vestiti e borse logore, libri, documenti non importanti, ma possono variare da persona a persona, sia nella tipologia che nel valore dell’oggetto stesso.
L’ambiente delle persone con diagnosi di Disturbo da Accumulo è spesso compromesso proprio dalla quantità di materiale presente e dalla conseguente incapacità della persona di liberarsene. Tali spazi non sono solo cantine e garage che spesso possono essere sovraccariche di roba, ma proprio parti della casa come la cucina, il salotto o la camera da letto, anche se in base alla gravità e si può riscontrare l’utilizzo di altri spazi esterni come giardini, macchine, cortili ecc.
A volte sono terze persone, come i familiari ad occuparsi di sgombrare tali aree.
Circa l’80-90% di queste persone, non solo non riescono a sbarazzarsi dei propri averi, ma tendono a ricercare attivamente differenti categorie di oggetti da accumulare. Tale ricerca può arrivare ad acquistare eccessivamente oppure a entrare in possesso di oggetti gratuiti, magari gettati da altri.
Ovviamente questa condizione differisce significativamente dal collezionismo.
Si stima che tra il 2 e il 5% della popolazione presenti un problema di disturbo da accumulo che causa disagio e/o problemi nel normale svolgimento della vita quotidiana. In realtà è probabile che si tratti di un fenomeno sottostimato visto che raramente chi accumula chiede aiuto e riconosce il disturbo. La tendenza all’accumulo spesso inizia durante l’infanzia o l’adolescenza, ma di solito non ha manifestazioni severe fino all’età adulta.
La compresenza di altre psicopatologie è un fenomeno abbastanza comune, i disturbi più frequentemente associati sono i disturbi dell’umore e i disturbi d’ansia.
I sintomi del disturbo da accumulo
I segnali della sindrome da Disturbo da Accumulo possono essere:
- Difficoltà di liberarsi degli oggetti
- Grandi quantità di oggetti posti in modo disordinato che ingombrano gli spazi vissuti dalla persona e che ne rendono difficile l’utilizzo e il muoversi all’interno
- Smarrimento degli oggetti tra le tante cose accumulate
- Essere incapaci desistere dal prendere cose gratuite, es volantini, bustine di zucchero etc.
- Acquistare cose perché si considerano una “scorta” o per “ogni evenienza”
- Non invitare familiari o amici in casa per la vergogna e l’imbarazzo
Trattamento del disturbo da accumulo
Per quanto riguarda la terapia del disturbo da accumulo, gli studi e le ricerche sono nettamente minori rispetto al DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo). Tra i trattamenti applicati vi è la terapia comportamentale basata sulla Esposizione e Prevenzione della Risposta. La persona viene aiutata a buttare oggetti senza mettere in atto controlli e a tollerare e gestire il disagio connesso a questo. Accanto a questo si utilizzano interventi di terapia cognitiva in modo da aiutare la persona ad accrescere le proprie capacità decisionali, a ristrutturare credenze disfunzionali, e a supportare la motivazione al trattamento. Le componenti centrali di questo trattamento sono:
- interventi focalizzati sulla motivazione al trattamento
- addestramento a capacità come la presa di decisioni o la risoluzione di problemi, con lo scopo di addestrare i pazienti ad imparare a sopportare sempre di più la sgradevole sensazione di “buttare via qualcosa di importante”