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CORONAVIRUS: Prudenza e cautela non significano panico

CORONApanic fearVIRUS: Prudenza e cautela non significano panico

Parliamo di Coronavirus (è quasi impossibile non farlo): dopo qualche giorno dal primo caso ci troviamo di fronte ad una emergenza nell’emergenza.

Dal timore della contagiosità del virus Covid-19, al panico da contagio.

Proviamo a dare un’occhiata più da vicino a questo aspetto; l’ansia diffusa non aiuta a reperire le corrette informazioni, e invece abbiamo proprio bisogno di conoscere per esorcizzare le paure.

Scaffali dei supermercati vuoti, farmacie prese d’assalto, centralini intasati e personale sanitario sovraccarico, episodi spiacevoli di lite tra persone per un disinfettante o per un colpo di tosse e strade deserte anche in zone non soggette a restrizioni indicano che la risposta di paura ha avuto la meglio sulla ragione.

Ma come siamo arrivati fin qui?

La paura è un’emozione evolutiva ed è del tutto normale di fronte a momenti di grande difficoltà personale o collettiva. Ed è comprensibile in questo momento.

Paura di qualcosa che non conosciamo, paura di non sapervi far fronte, paura di ciò che non si vede ma si aggira. E il virus è invisibile in effetti.

Ognuno di noi reagisce agli eventi con il suo bagaglio di esperienze ed emozioni e per questo è importante ricordare che la percezione (del rischio) può risultare distorta sulla base di questa soggettività, e ciò può contribuire al dilagare dei timori.

Perché sì, la paura è alimentata dal non sapere, da ciò che è ignoto, per cui essere informati è la prima cosa per affrontare la situazione.

Sono tante, infatti, le variabili, che possono contribuire a perdere la lucidità e risulta facile andare incontro a comportamenti irrazionali.

All’inizio ci siamo spaventati molto, naturalmente, oserei dire. Ma occorre reagire e non creare un secondo nuovo problema di altrettanta portata. Perché farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci rende meno in grado di valutare correttamente i dati a disposizione, indebolendo la nostra capacità di giudizio.

Negli ultimi giorni, ho notato, come siano sempre più numerose le attenzioni che testate, TG e organi ufficiali stanno ponendo, non solo alla ovvia gestione dell’epidemia alla quale stiamo assistendo, ma anche al panico che sembra aver preso una piega davvero rilevante nel nostro Paese.

Effettivamente, adesso, è comune ascoltare come ogni giornalista anteponga alle notizie, una forma di rassicurazione reale circa la possibilità di gestire questo Coronavirus. Si confronta con la “normale” influenza, si parla di tassi di guarigione e accanto a protezione civile e infettivologi sono presenti figure e servizi per la gestione psicologica della paura della malattia. E di questo ne abbiamo bisogno.

Prestiamovi attenzione, impariamo come essere prudenti e non contrarlo, ma anche come non finire nella morsa dell’ansia.

Il coronavirus è effettivamente un problema per l’Italia (basti pensare tra le altre all’impatto economico nel settore del turismo) non possiamo rendere (anche) il panico una malattia contagiosa.

Chiedere i pareri e aiuto agli esperti e consultare siti di riferimento ufficiali sono i primi step per far luce a cosa occorre fare per poter fronteggiare la situazione soprattutto quando, come in questo caso, ci risulta nuova e spaventosa. Occorre restare ancorati alla realtà oggettiva dei dati, anche quando in campo ci sono evidenti aspetti emotivi.

E’ necessario essere informati, conoscere la reale portata della situazione, comprendere come e cosa fare per arginare al meglio e prima possibile questa malattia, leggere ed ascoltare, ed è importante farlo nel modo adeguato.

Non serve ricercare compulsivamente informazioni ma riferirsi agli organi appositi come la sezione dedicata del sito del Ministero della Salute o dell’Istituto Superiore della Sanità.

Perché essere prudenti ed informati non significa rincorrere notizie, ma apprendere e attenersi alle linee e fonti ufficiali.

La corretta informazione è la base ed è fondamentale prestare moltissima attenzione all’esplosione delle fake news che si alimentano del bisogno di sapere in momenti di emergenza; utilizziamo sempre un criterio di selezione per capire in ciò in cui ci imbattiamo, il dispendio di energie per tentare di arginare le informazioni allarmiste e non corrette è incredibilmente oneroso oltre che inutile.

Conoscere le buone norme di prevenzione fa parte di una educazione alla salute che forse abbiamo bisogno di promuovere. Ed è utile anche spiegare ai bambini cosa sta succedendo in modo da essere vicini anche ai loro timori.

Tutto ciò è possibile e fattibile, per non dir doveroso. Siamo tutti insieme a dover gestire un momento difficile (dal personale coinvolto negli ospedali, alle persone in quarantena, ai rischi economici di una chiusura del nostro Paese), avere paure e timori è del tutto normale, ma possiamo far sì che non diventi l’ansia a guidare i nostri comportamenti. Un atteggiamento psicologico valido non è un aiuto solo per sè stessi ma per l’intera comunità.

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