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Covid-19. Come informare e rassicurare i nostri bambini durante l’emergenza 

Covid-19. Come informare e rassicurare i nostri bambini durante l’emergenza

 La nostra vita è cambiata in modo radicale all’improvviso. Dal condurre esistenze scandite dal tempo, dall’urgenza del lavoro e dal sacrificio per ritagliarci momenti per noi, siamo passati ad una dimensione in cui il tempo si è dilatato, gli impegni si sono annullati, gli spostamenti e le uscite sono limitati se non addirittura azzerati.

Di queste nuove condizioni di vita, come informare e poi rassicurare i bambini?

Di qualsiasi età siano i nostri figli, si sono sicuramente accorti del cambiamento nella nostra routine e della nostra ansia di questo periodo. Anche se si tratta di bambini molto piccoli, questi assorbono tutti i nostri stati d’animo e li fanno propri.

I bambini ci osservano e cercano in noi spiegazioni e guide su come funziona il mondo. In questo momento di totale disorientamento, è importantissimo fornire loro delle linee guida semplici e chiare su cosa sta accadendo e su che cosa è giusto fare. O meglio, è bene che loro ci sentano fermi nel fronteggiare questa emergenza, in modo tale che ci possano ritenere, ancora una volta, la loro base sicura.

È chiaro che questo presuppone un notevole sforzo da parte nostra, che ci sentiamo impotenti ed impauriti come non mai, ma quante volte i nostri figli ci hanno posto di fronte ad interrogativi cui non sapevamo rispondere e quante altre abbiamo avuto paura ma abbiamo trovato il modo di rassicurare loro prima ancora di essere noi stessi tranquilli?

Cosa fare per informare e rassicurare

È necessario non far finta di nulla. C’è stato un radicale cambiamento anche nella vita dei bambini. Dal passare la giornata al nido, alla ludoteca, a scuola, ai giardini, con le tate o i nonni, si sono ritrovati in casa con babbo e mamma che di solito vedono dopo il lavoro. In più, i grandi sono sempre alla televisione, con le facce preoccupate, a sentire le notizie di un signore che comprare ogni due giorni e che sicuramente dice cose brutte che li allarmano: “Che succede? Sarà mica colpa mia?”. Quando i bambini non capiscono una situazione, spesso se ne attribuiscono la colpa. Avere l’idea che possa essere responsabilità loro la tensione che si sente nell’aria o che le facce scure di mamma e babbo siano dovute magari ad una loro marachella,  dà loro un’illusoria percezione di controllo. Come a dire, se mi comporto bene, allora tornerà il sereno a casa. Se non faccio capricci, i miei genitori torneranno a sorridere. Diventa allora fondamentale spiegare ai bambini la situazione attuale, in modo che non siano vittime di sensi di colpa o di paura di aver sbagliato in qualcosa.

Veniamo dunque ad istruzioni pratiche. Dal momento che bisogna spiegare la situazione bambini, vediamo come farlo.

  1. Utilizziamo un lessico chiaro, esplicativo, semplice. Cominciamo col chiedere al bambino che cosa ha capito della situazione attuale, che cosa sa del coronavirus ed eventualmente quali sono le sue preoccupazioni e le sue domande. Cerchiamo di capire quali sono le informazioni in suo possesso, in modo da poterle correggere. È improbabile che il bambino non abbia sentito a scuola o dalla televisione notizie. Adottiamo un atteggiamento cooperativo e rassicurante, spieghiamo che cosa sta accadendo in termini semplici, equiparando l’attuale epidemia all’influenza. Anche se il paragone è improprio, serve perché il bambino possa capire di che cosa stiamo parlando, una malattia che comporta dei sintomi, una convalescenza e delle precauzioni per non attaccarla ai nostri cari, come avviene, in un certo senso, con l’influenza.
  2. Non è necessario informare il bambino sulla pericolosità del virus o sulla mortalità, ma é bene dirgli delle modalità precauzionali per evitare la diffusione della malattia, in modo che capisca il perché siamo tutti chiusi in casa.

Parlare nello specifico di come avviene il contagio, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Il bambino potrebbe infatti sviluppare paure ipocondriache nel toccare superfici e oggetti o nello stare vicino agli altri, timori che potrebbe portarsi dietro una volta che l’emergenza sarà passata, andando ad incidere fortemente sulle sue capacità relazionali future. Basterà dire al bambino che al momento si evitano contatti con le persone e che non si può uscire, ma che appena la malattia sarà debellata, torneremo a fare la vita di prima e a stare tutti di nuovo insieme.

  1. Più che spiegare che cosa non va fatto, possiamo mettere l’accento su che cosa fare, come stare in casa (ed approfittarne per tante attività che di solito trascuriamo), lavarci bene le mani e, se usciamo per necessità, mantenere la distanza di sicurezza e proteggerci con mascherine e guanti, come in un film. Di nuovo, riferimenti a film, cartoni o favole che il bambino conosce e che magari ama, può essere rassicurante. Inoltre, ai bambini servono le regole, specie in un momento di disagio come questo, perché danno loro una percezione di sicurezza e controllo.
  2. Se durante questa lunga reclusione e convivenza forzata il bambino ci vedesse tristi, angosciati, rabbiosi o se egli stesso provasse questi sentimenti, parliamone apertamente in famiglia. È una condizione straordinaria, che potrebbe avere effetti fisiologici sull’umore. Reazioni più nervose sono assolutamente normali. Spieghiamo al bambino che siamo tutti più agitati e tristi ma che questo sacrificio servirà a tornare fuori tutti più in salute e più tranquilli. Minimizzare il disagio, nostro e loro, di fronte a questa condizione non farebbe che aumentare il clima di incomprensione ed insicurezza dei nostri figli. Alla stessa maniera, affermazioni catastrofiche, previsioni pessimistiche e paure eccessive non vanno trasmesse per non esporre il bambino a una condizione di paura impotente.
  3. Se i nostri figli si dovessero lamentare della noia, strutturiamo insieme a loro un vero e proprio programma di attività da svolgere insieme. È importante che anche in un periodo caotico come questo, i bimbi recuperino una routine che, insieme alle regole, dia loro più sicurezza. Le attività possono essere didattiche, ricreative, artistiche, di bricolage o cucina, da svolgere in autonomia o coi genitori. I bimbi possono rendersi partecipi nelle piccole pulizie domestiche o nel preparare da mangiare.
  4. Quanto ai nonni ed alle tate, di cui i bambini sentiranno sicuramente la mancanza, possiamo tenerci in contatto con loro facendo videochiamate e telefonate. Lasciate che i nonni godano del tempo coi loro nipotini, anche se a distanza.

E adulti, cercate, anche all’interno della convivenza forzata, di ritagliarvi i vostri spazi di autonomia, in modo da riossigenarvi e trovare la forza ed il coraggio per superare questa difficile situazione.

 

Pensiamo anche a salvaguardare il nostro equilibrio perché se stiamo male noi, i bambini sono i primi ad accorgersene e a soffrirne.

Margherita Lazzerini

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